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Impressioni di impressioni

Rigor Mortis [Bass-Jefferson]

Un cadavere di una donna, in una grotta, in uno stato di conservazione quasi miracoloso, ma effimero come la cera. Un cadavere che rappresenta il dramma della fragilità umana e da cui emana un grande rispetto per la morte e per le storie che i resti delle persone possono raccontare sulle loro vite passate e sulle tragedie che le hanno uccise.

Un thriller accuratamente scientifico, ricco di dettagli antropologici, ma con una buona trama alle spalle, ambientato in uno scenario poco noto degli Stati Uniti: montagne e vallate sperdute del Tennessee in cui persino la Legge sembra non poter arrivare, in cui le regole che hanno da sempre permesso la sopravvivenza in ambienti così ostili non cessano di dominare la vita e la morte delle persone.

Coinvolgente e preciso, il racconto ci conduce, insieme all'antropologo che si ritrova ad indagare sul caso, in un mondo chiuso ed ostile, alla ricerca di una verità ed una memoria che tutti vorrebbero cancellare ma che si è impressa per sempre nei resti di una giovane donna.

Si scorge chiaramente l'impronta autobiografica di Bill Bass, una leggenda vivente dell'antropologia forense, nella figura del protagonista, nel suo legame particolare, quasi confidenziale, con i cadaveri e le loro storie: un legame basato su una profonda umanità, che non si riduce al freddo sguardo dell'anatomista e dello scienziato, ma che al contrario coinvolge tutta l'esperienza e l'abilità di un uomo - anche nelle tecniche autoptiche più crude - nel ricostruire vite passate e nel ridare dignità e memoria alle ossa.

Una lettura che - oltre ad avvincere nella sua trama - insegna qualcosa di più sul mistero della natura umana, così miseramente legata alla materialità dei propri resti, e così meravigliosamente pervasa da una tenace vitalità che, a volte, sembra andare anche oltre i limiti della morte stessa.