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Impressioni di impressioni

Carne e ossa [Kathy Reichs]

Una scia di cadaveri, una sequenza di ritrovamenti assolutamente affascinanti dal punto di vista antropologico, con dettagli che li riconducono ad un unico modus operandi dell'assassino. Kathy Reichs ci conduce attraverso una indagine fatta di macabre scoperte, ma anche di dettagli scientifici precisi, costruita attraverso l'esperienza di una vera antropologa forense, con un una buona dose di suspence e di thriller.

L'indagine principale si intreccia con altre storie secondarie, rivelando anche aspetti più umani e intimistici di Tempe Brennan, la protagonista che da un lato insegue la sua pista tenacemente, e dall'altra rivela aspetti umani e vicende personali che contribuiscono ad umanizzarla, ma anche a contestualizzarla nello stereotipo della donna lavoratrice, divorziata, alle prese con la gestione di una famiglia allargata e con i difficili rapporti tra le persone che la compongono, ma anche alle prese con il dolore e la morte che si affacciano nella sua vita attraverso le sofferenza di un'amica malata.

Una protagonista ritagliata in modo troppo perfetto nel ruolo di un politically correct portato ad estremi imbarazzanti, insieme ad un buonismo universale che tende a farne l'eroina delle donne di mezza età incarnandone molte delle aspirazioni e dei sogni più ingenui.

Ciononostante, la storia tiene, l'accuratezza dei dettagli rende il racconto abbastanza credibile e sufficientemente avvincente, creando la giusta suspence fino alla rivelazione finale, come ci si aspetta in una trama di questo genere. Da leggere per ritrovare, all'interno di una storia piacevolmente romanzata, interessanti dettagli sulle indagini di anatomopatologia e antropologia forense, che indubbiamente portano con sé, oltre all'appeal scientifico, un innegabile fascino del macabro.

L'uomo leopardo [Kaoru Kurimoto]

Il primo volume di una saga fantasy che ha molti punti in comune con quella di Tolkien, pur senza riuscire ad eguagliarne le ampiezze, il respiro e la meravigiosa e dettagliata vastità immaginifica, ma che tuttavia riesce a trasportare il lettore tra le avventure, i luoghi e i personaggi - tra l'epico, il gotico e il magico - tipici di questo genere di letteratura.

Tutto inizia con il risveglio di Guin, potente guerriero dal volto trasformato in una maschera feroce di animale, un risveglio colmo di oblio e di mistero per il suo passato, dal quale traspare solo il proprio nome e qualche dettaglio annebbiato, introducendo una doppia direzione della scoperta nello svolgersi del romanzo: l'avventura verso gli eventi futuri, e quella verso il passato dell'eroe, che rimane sempre avvolto in un'ombra attraversata da impercettibili segni di luce.

Il Guerriero è destinato ad incontrare due figure antitetiche: le Perle di Parros, due giovani gemelli in fuga dalla distruzione del loro Regno, esseri fragili e diafani, accostati con tipica sensibilità giapponese alla rude e possente massa dell'Uomo Leopardo: la purezza, l'innocenza, la nobiltà e la perfezione da un lato; la potenza, la forza, la ferocia e il coraggio dall'altra.

Insieme, i tre personaggi attraversano terre colme di magia e di mistero, tra esseri terribili nascosti nelle ombre, inseguiti dalla collera del Conte Nero di Monagul, il crudele e orribile personaggio, incarnazione stessa del Male che lo consuma, il cui solo tocco porta con sé la morte. Guin e i gemelli di Parros si troveranno infine a dover fronteggiare l'oscuro mistero del Conte Nero, e a svelare il vero volto del Male che si annida in lui come un morbo, scoprendo che il vero Male risiede molto più nella paura di chi guarda l'abisso che nell'abisso stesso.

Un racconto favolistico ricco di spunti mistici e immaginifici, che sa condurre il lettore in un altro mondo, che poi è il mondo dei sogni e degli incubi dell'inconscio, con le paure, le ombre, i desideri avventurosi, le emozioni, i mostri, le battaglie che si agitano nel profondo di ognuno di noi. Troppo simile - nel genere e nei dettagli - ad un ricalco superficiale dell'universo tolkeniano, ma comunque dotato di alcuni elementi di autentica e caratteristica originalità.

Da leggere per farsi rapire dal desiderio di esplorare le terre misteriose e affascinanti, in un viaggio che ci porta ad incontrare le personificazioni fantastiche degli elementi più colmi di pathos e di hybris del nostro inconscio.

La luna fredda [Jeffrey Deaver]

Le tracce di un assassino seriale. Una squadra di criminologi e poliziotti al suo inseguimento. Solo tracce, pochissimi indizi, e una mente lucida e fredda che costruisce complesse strategie a catena per raggiungere il suo scopo. E' l'Orologiaio, un killer meticoloso e precisissimo, che sembra rovesciare lo schema deduttivo di Sherlock Holmes: invece di ricostruire gli eventi in base a catene logiche a ritroso verso la loro origine, l'Orologiaio programma e provoca gli eventi attraverso un preciso calcolo da scacchista e una lucida visione controllata e misurata del futuro e del tempo.

Come un finissimo artigiano, costruisce meccanismi usando persone, luoghi, eventi, come strumenti a orologeria, che si innescano reciprocamente secondo uno schema noto solo al suo ideatore. E nessuno sfugge, anche le menti più fini che indagano sul caso diventano pedine di un gioco a incastri multipli, in cui ogni verità nasconde un inganno più grande.

Un caso difficile, impossibile, anche per una coppia in simbiosi come Lincoln Rhyme - la mente - e Amelia Sachs - il corpo - visto che una seconda indagine parallela (con toni più alla Ellroy) sta emancipando - ma anche allontanando - la fidata collaboratrice del geniale criminologo bloccato nel corpo dalla paralisi, ma ugualmente invincibile grazie alla sua straordinaria intelligenza poliziesca.

In aiuto del gruppo in crisi arriva un elemento di novità: una esperta di interpretazione del linguaggio, che introdurrà una componente più umana - e meno strettamente scientifica - nelle indagini, attraverso interrogatori in cui la sua straordinaria empatia e capacità di comprensione dei messaggi inconsci fornirà un contributo decisivo allo svolgersi degli eventi.

Il finale è un rutilante susseguirsi di numerosi (forse anche troppi) colpi di scena, in cui a mano a mano le varie scatole cinesi del gioco dell'Orologiaio si rompono rivelando progressivamente un disegno sempre diverso e imprevedibile, che sorprende tutti, anche il lettore più attento.

Un buon thriller, che partendo da una trama più che consolidata, la caccia al serial killer, ne stravolge le regole e i luoghi comuni, con invenzioni originali davvero emozionanti, anche se alla fine forse persino eccessive, generando nel complesso una struttura di eventi troppo complessa per essere veramente credibile. D'altronde anche i personaggi sono più pittoreschi che realistici, tagliati con l'accetta nei loro cliché, così come i loro drammi personali, allo scopo più di sedurre il lettore con facoltà sovrumane che di risultare credibili.

Nel complesso, un lettura "leggera" che non lascia granché, ma che garantisce di avvincere e non annoiare il lettore con personaggi fantastici, coup de theatre imprevedibili, eventi rocamboleschi e un finale assolutamente a sorpresa. Da leggere senza troppe pretese, come un avvincente e ben congeniato intrattenimento.

Bilico [Paola Barbato]

Quando Dioniso volle punire i Tebani per non averlo riconosciuto come Dio, risvegliò nelle donne della città qualcosa che era sepolto dentro di loro: un sentimento di follia e distruzione, una ferocia antica e terribile. Dentro ogni donna, i Greci l'avevano scoperto ed esorcizzato in questa leggenda, c'è nascosto qualcosa di terribile, qualcosa che spesso si cela dietro un'apparenza di assoluta tranquillità e di compostezza.

Giuditta, la protagonista di Bilico, è una donna quadrata, fredda, distaccata. Sembra che il mondo non le appartenga, sembra che il dolore non la riguardi, sembra che i sentimenti umani non le siano propri, sembra che nulla possa turbare la sua placida superficie, sembra... Ma sotto tutte queste apparenze, si agita qualcosa di oscuro, qualcosa che la mette in sintonia con il Male, con l'Assassino che insegue e da cui è inseguita, qualcosa che la rende complice e vittima di una gigantesca figura maschile, sadica, feroce e potente, terribile, eppure anch'essa succube della capacità di Giuditta di dominare le persone, qualcosa che in qualche modo sembra porla al di là del bene e del male.

Un racconto visto da un punto di vista profondamente e intimamente femminile, dove la Donna è il centro di gravitazione dell'universo, e intorno a cui ruotano come pianeti e satelliti figure maschili attratte dalla capacità anomala di sedurre e di manipolare della protagonista. Difficile non vedere una Dea Oscura in questa storia, difficile non cogliere le dinamiche e gli accenni ai rapporti sado-maso-feticistici, difficile non identificarsi con il senso di straniazione della protagonista quando osserva le debolezze umane come attraverso la lente fredda di un microscopio.

Una storia che è anche metafora dei rapporti tra le donne e il potere, e della modalità intimamente e propriamente femminile di gestire - ma anche di subire - i rapporti e le dinamiche del controllo e del dominio. Alla fine si costruisce un curioso equilibrio, tra dominazione e sottomissione, tra bene e male, tra vittime e carnefici, che sembra essere il fulcro stesso dell'opera, e che ben si rispecchia nel suo titolo. Un equilibrio instabile, ma pur sempre un equilibrio, tra i piatti opposti della bilancia che ondeggiano nella mano ferma di una donna.

Angeli e demoni [Dan Brown]

Prendete una guida turistica di Roma, qualche infarinatura di storia dell'arte, qualche nome pescato a caso nella storia della letteratura ermetica, personaggi da fumetto e ambientazioni a metà tra Disneyland e Las Vegas, aggiungete una visione quanto mai superficiale e periferica della fisica e della cultura cristiana, e delle interazioni tra scienza e religione, mescolate in uno shaker avventuroso vagamente fleminghiano, versate in un calice di fantastoria paranoica saturata di complotti esoterici, e servite ad un pubblico di cultura superficiale, come le meraviglie di un vaudeville davanti alle bocche spalancate dei contadini.

Ecco la ricetta di questa fantasiosa accozzaglia di assurdità storiche, artistiche, politiche, religiose, letterarie, in cui le guardie svizzere sono spietati marines, il CERN di Ginevra un bunker segreto di una improbabile massoneria scientifica, ogni curiosità artistica la traccia di oscuri misteri in attesa di essere rivelati. Il trucco per avvincere il lettore è banale: convincerlo che ciò che è sotto gli occhi di tutti nasconda meravigliosi misteri appena sotto la superficie. Peccato che le presunte rivelazioni siano ovvietà o mere invenzioni, e che solo a chi ha vissuto nel deserto possa sfuggire che Roma sia un incredibile scrigno di opere d'arte, e che tali opere abbiano numerosi e complessi significati.

Scopriamo quindi che praticamente chiunque nella storia è stato un massone, e che ci sono segni ovunque di questa oscura dominazione, solo che - chissà perché - nessuno ci ha mai fatto caso prima del geniale eroe pseudo-Indiana-Jones con il suo intelletto e la sua cultura sovrumani. Difficile trovare qualcosa di originale in questa trama: i personaggi sono stereotipi dell'immaginario collettivo, sempre eccessivamente stigmatizzati nei loro ruoli, i luoghi sono arcinoti, la trama è la classica escalation verso un punto culminante, con l'altrettanto prevedibile colpo di scena.

Ben lontano dal divertissement in chiave storico-avventurosa, che almeno regalerebbe qualche utile spunto al lettore per ulteriori approfondimenti, il testo conduce invece verso la direzione opposta, verso episodi e cospirazioni storiche inesistenti, simbologie più che azzardate, imprecisioni e svarioni, forzature e affermazioni prive di qualsiasi fondamento, ingannando chi non sa, confondendo chi sa poco, e infastidendo chi sa.

Da leggere per capire quanto poco si possa capire, e tanto si possa scrivere, intorno ad un argomento.